Lo spettacolo evoca i personaggi delle canzoni di Gabriella Ferri: gente comune, gli ultimi, gli invisibili..Storie vissute che paiono favole. O favole che paiono storie vissute. perché tutto possa ripartire dove non è mai iniziato. Come un film rivisto al contrario, uno scorrere controcorrente la fiumana più riposta del destino. E comprendere la differenza che passa fra memoria e ricordo: la memoria del tempo, il ricordo di un attimo.
SINOSSI
Anima e arte sono imprescindibili in Gabriella Ferri, esperite entrambe dal basso, senso degli umili per una vita consumata come uno stornello anch’esso. China sempre a cogliere le gemme purissime della cultura proletaria e della strada come fiori purissimi. Rabbia la sua voce fatta di unghie sui vetri, sacco riempito degli schiaffi che il destino riserva a chi non ha voce, se non la sua.Per una musica diventata specchio non deformante della sua anima appassionata e diffidente. Per una vita diventata uno stornello anch’esso. Lamento dei piccoli che poi è il suo stesso lamento, debole e piccola come loro nonostante il successo a un certo punto senza paragoni in Italia. “Arte? Ma quale arte! So’ ‘na poveretta. Siete voi che ve state a freme pe’ tanto poco!” Il resto non è che un mare senz’acqua, impossibile da navigare. Nella quotidianità delle vie di Roma “La vita come un canto” li rievoca quegli ultimi. Storie vissute che paiono favole o favole che paiono storie vissute.Perché è lei, come Gabriella Ferri, che le rende in carezze strappate dietro al sipario come a un torero la mantilla. Clown che si raccontano raccontandolo il circo della vita. In costume e colori, girandole e rulli di tamburi. Per una scena che affonda radici nella parola narrata e non cantata - unicità assoluta nel panorama degli omaggi a Gabriella Ferri - resa nella stessa disposizione in cerchio della scena e degli spettatori. L’arena della sua anima, ove quasi non si dà spazio al respiro. Tentativo scenico che risiede nella volontà di estrapolare dalla profondità della dura roccia dell’esistenza i diamanti dell’umile vivere, per riservare alla voce delle loro voci il fondo dell’esistenza. È il miracolo del narrare, il miracolo del circo in cui ci si muove come in passi di danza, anche lei addormentata sul suo giocattolo a incontrare il cielo. Delle scarpe e un pupazzo, una bicicletta e una radio. Tutto dentro il tempo, dentro il canto, dentro il racconto. Se pure la canzone non manchi. Affidata però esclusivamente alla voce stessa di Gabriella, angelo e demone che si fonde infine con quella dell’attrice che la evoca tra i fumi sognanti della scena circense. Sono gli arpeggi felliniani della sua chitarra suonata poco, in un cantare leggero, privato della paura. Come un film rivisto al contrario, un controcorrente scorrere la fiumana più riposta del destino. E comprendere la differenza che passa fra memoria e ricordo: la memoria del tempo, il ricordo di un attimo.È l’ombra dell’ossessione che va avanti da sola. Perché, a conoscere la risposta, che scopo hanno le parole di cercarla.
NOTE DI REGIA
Un circo abbandonato riprende vita grazie all’ ingresso di un ciabattino che porta alla ribalta sette paia di scarpe. Con la sua bicicletta
roulotte, una radio e altri oggetti , egli racconta e interpreta sette personaggi , attrazioni circensi del suo mondo poetico. Tra costumi, pupazzi e colori, la parola narrativa attraversa la spirale emotiva che ha declinato molte delle canzoni di Gabriella Ferri. L’omaggio alla grande artista scomparsa tragicamente, vuole uscire dal tributo concerto ed affondare le sue radici nell'anima della "diva del popolo". E’ proprio la dimensione evocativa, così lontana ma così vicina alla vita, che riconsegna le emozioni e le sfumature poetiche della cantante, senza
dare spazio al respiro, ma solo alle note, alle parole non urlate e ai protagonisti delle sue canzoni . Infatti è la voce stessa di Gabriella, angelo e demone, a fondersi con quella dell’ attrice che la trascina in
scena tra fumi e giochi circensi. Un piccolo arpeggio felliniano dedicato alle povere cose e alle grandi emozioni. Sarà solo la notte a spegnere le luci del circo e a riportare a casa Gabriella, nel battito concreto di un’ultima carezza.
70 minuti
20 minuti
20 minuti
Sì
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